Luca 6, 1-5 .
Un sabato Gesù passava fra campi di grano e i suoi discepoli coglievano e mangiavano le spighe, sfregandole con le mani.
Alcuni farisei dissero: «Perché fate in giorno di sabato quello che non è lecito?».
Gesù rispose loro: «Non avete letto quello che fece Davide, quando lui e i suoi compagni ebbero fame? Come entrò nella casa di Dio, prese i pani dell’offerta, ne mangiò e ne diede ai suoi compagni, sebbene non sia lecito mangiarli se non ai soli sacerdoti?».
E diceva loro: «Il Figlio dell’uomo è signore del sabato».

È molto facile diventare censori del nostro prossimo, arrogarsi di conoscere la morale. Puntare il dito e stabilire, o da soli o con lo scudo della legge, ciò che sia bene e male.
Non avevano torto i farisei a ricordare a Gesù e ai suoi discepoli il valore del sabato come giorno dedicato al Signore, ma dimenticavano che Dio aveva dato il sabato all’uomo come dono e mezzo per poterlo riconoscere e amare. Hanno ragione certi moralisti nel ricordarci certi valori e nell’invitarci ad osservare certe norme, ma senza dimenticare né la misericordia del Signore, né il perché dell’invito all’osservanza.
Se io, assetato arrivo ad una fontana dalla quale sgorga acqua abbondante e vi trovo solo il cartello: “Non bere!”, posso farvi su mille pensieri, ad esempio: “Chissà perché non devo bere? … e chi lo ha stabilito? … altri lo fanno…”. Se io trovo un cartello: “Non bere! Pericolo di avvelenamento”, capisco di più il divieto. Se trovo, poi, sotto il cartello, un’altra scritta che dice: “All’altra fontana della piazza potete trovare acqua buonissima”, mi costerà ancor meno obbedire al primo comando.
Signore, nell’interpretare la tua legge
donami di cercare solo la tua volontà
e il bene dell’altro.
Buona giornata!
le sorelle clarisse