IMPOTENTI MA PRONTI A RISORGERE

Il Sabato santo la Chiesa sosta presso il sepolcro del Signore, meditando la sua morte e la sua discesa agli inferi, astenendosi dal celebrare il sacrificio della Messa.


Il sabato santo è il giorno della sospensione. I discepoli prendono contatto con la propria solitudine. Il loro maestro non c’è più. Con lui se ne è andata anche la possibilità di pensare l’esistenza umana in modo nuovo.
Il sabato santo avviene ogni volta in cui succede qualcosa che ci cambia la vita e interiormente non abbiamo categorie per accogliere la nuova realtà. Tutte le aspettative si sono già infrante. Tutti gli schemi rassicuranti sono già crollati. Rimangono solo le macerie. E un silenzio pieno di vuoto, riempie l’animo.
Non sappiamo cosa fare, ci sentiamo impotenti. E brucia il pensiero che nulla sarà più come prima.
Il sabato santo è un momento necessario. Ci costringe a scendere in quelle parti di noi che non siamo abituati ad abitare. Si riattivano le ferite che pensavamo di aver superato. È una sensazione scomoda e fastidiosa, anche perché sappiamo che non siamo finiti lì per caso.
E lì, possiamo starci a occhi chiusi, rifiutandoci ostinatamente di guardare. Piangendo su noi stessi e lamentandoci che sia successo proprio a noi, quasi accusando Dio di essere impotente nel volere la nostra felicità.
Oppure, possiamo incominciare ad aprire gli occhi per scorgere, seppur in modo fievole, un barlume di vita pura, che sorprendentemente ci appartiene. Perché, nel sabato santo, non siamo morti noi: si è frantumato il nostro ego, quella parte di noi che ci impediva di vivere una vita piena.
E allora la morte comincia ad avere il sapore di una risurrezione…

“Risorgi, ora che la paura domina la speranza.
Risorgi e donaci pace nei cuori non più abitati dalla gioia.
Risorgi e donaci la pazienza, unica cura, quando il male è scaltro.
Risorgi e donaci occhi lacrimanti di stupore.
Risorgi, silenzioso, a riempire la casa di luce.”

Buon Sabato Santo!