IL PIANTO DELLA VITE

Luca 19,41-44.

In quel tempo, Gesù, quando fu vicino a Gerusalemme, alla vista della città pianse su di essa dicendo:
«Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, quello che porta alla pace! Ma ora è stato nascosto ai tuoi occhi.
Per te verranno giorni in cui i tuoi nemici ti circonderanno di trincee, ti assedieranno e ti stringeranno da ogni parte; distruggeranno te e i tuoi figli dentro di te e non lasceranno in te pietra su pietra, perché non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata».


Perché piange il Signore? La ragione è semplicissima: piange perché non piangiamo noi, piange al nostro posto. Piange sul nostro cristianesimo accomodato, fatto più di cose che di persone, più di chiacchiere che di vita, più di abitudine che di fede, più di ‘ragionevolezza’ che di pazzia evangelica, più di elemosina che di carità.
Se Gesù venisse oggi a visitate la “nostra città”, il nostro cristianesimo contemporaneo, probabilmente avrebbe motivo di piangere anche oggi. Piangerebbe perché, ancor oggi, non c’è posto per Lui. In un cristianesimo trionfalistico c’è posto per tutto e per tutti: per la nostra vanità, per i diplomatici, per il nostro desiderio di potere e per gli arrivisti, per i nostri pavoneggiamenti, ma non c’è posto per Gesù.
Un uomo che piange ci mette sempre in imbarazzo. E qui è un Dio che piange.
Si tratta di non sprecare quelle lacrime. Di sentirci chiamati in causa. Lasciamo che quelle lacrime intacchino la nostra soddisfazione, corrodano le nostre sicurezze, mettano in crisi il nostro perbenismo, svelino le magagne della nostra “buona coscienza”.

Aiuta anche noi Signore a saper piangere!

Buona giornata!