Matteo 17,10-13 .
Mentre scendevano dal monte, i discepoli domandarono a Gesù: «Perché dunque gli scribi dicono che prima deve venire Elìa?».
Ed egli rispose: «Sì, verrà Elìa e ristabilirà ogni cosa. Ma io vi dico: Elìa è già venuto e non l’hanno riconosciuto; anzi, hanno fatto di lui quello che hanno voluto. Così anche il Figlio dell’uomo dovrà soffrire per opera loro».
Allora i discepoli compresero che egli parlava loro di Giovanni il Battista.

Anche oggi siamo in compagnia di Giovanni Batista e di Elia: due uomini “tutti d’un pezzo”! Li accomuna una fede forte e l’aver adempiuto con coraggio la propria missione. Spesso la fede è stata considerata come il placebo dell’anima, come un qualcosa che addormenta gli uomini, roba per vinti e per vecchiette. Tutt’altro. La fede è fuoco. E’ qualcosa che ti scalda, che ti brucia dentro. E’ qualcosa che illumina e che ti costringe a camminare… Quindi è abbastanza naturale che ciascuno di noi abbia paura di bruciarsi! Per cui ci teniamo alla larga dal fuoco. Anche la Parola di Dio che può scuoterci dalle nostre abitudini, la prendiamo alla larga, ci cauterizziamo contro le sue bruciature.
Come mai profeti come Elia avevano coraggio? Come mai i primi cristiani riuscivano ad accettare di diventare martiri per il Vangelo e noi siamo timorosi, incapaci anche di piccoli gesti di fede solo perché ci procurano qualche sofferenza? Forse perché le mollezze della vita, le abitudini, il quieto vivere hanno messo una crosta sul cuore.
Anche questo Avvento sta passando. Chissà se a Natale, in mezzo ai panettoni e ai regali, ci sarà anche qualche piccola bruciatura, dovuta alla Parola di Dio, che riesca ad infiammare un po’ il cuore?
Donami, Signore, di ascoltarti con ardore e di annunciarti con umile coraggio!
Buona giornata!
le sorelle clarisse