Marco 6,30-34 .
In quel tempo, gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e quello che avevano insegnato. Ed egli disse loro: «Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’». Erano infatti molti quelli che andavano e venivano e non avevano neanche il tempo di mangiare.
Allora andarono con la barca verso un luogo deserto, in disparte. Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città accorsero là a piedi e li precedettero.
Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose.

Erano come pecore senza pastore… Questa espressione dobbiamo capirla bene. Vuol dire che sono pecore che non hanno pastore nel senso che i pastori non ci sono?
No! I pastori ci sono, ce n’erano a profusione! Ma non facevano i pastori. Nel senso che non stavano insieme al gregge, cioè alla comunità d’Israele. E soprattutto non davano loro il nutrimento di cui avevano bisogno, cioè la Parola di Dio.
Perché abbiamo tutti, fame e sete di udire la Parola di Dio, oggi più che mai. Abbiamo un bisogno immenso di parole vere, di parole buone. E’ vero che abbiamo bisogno di pane per il corpo, ma non siamo solo corpo.
Ecco da dove nasce la compassione di Gesù, cioè la compassione per un popolo non alimentato dalla Parola di Dio.
Perciò la prima cosa che Gesù fa è mettersi a fare il “catechista”, perché sa che “di solo pane non vive l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”. Sa che senza guardare in alto non cesseremo di essere formiche agitate. Ci parla di Dio che vuol farci diventare suo popolo. Ci racconta il suo Regno dove sono importanti i piccoli. Ci dà se stesso perché in stretta comunione con Lui possiamo diventare “suo popolo, gregge che Egli pasce”.
Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla! (dal Salmo 22)
Buona giornata!