EPPURE IL VENTO SOFFIA ANCORA!

Giovanni 20,19-23 .

La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».


Che cosa sarebbero la Chiesa, ogni credente, se ritornassero a Gerusalemme nel giorno di Pentecoste?
Fuori di metafora: che cosa saremmo noi, se spalancassimo le porte chiuse per accogliere l’irruzione dello Spirito?
Non ci sono dubbi. Ci sarebbe meno stanchezza e più voglia di vivere. Meno aria di mediocre rassegnazione, ma più capacità di vedere i segni di Dio all’opera. Meno esteriorità, ma più vitalità interiore. Meno intolleranza e meno indici puntati sugli altri, ma più misericordia, perché sperimentata nel dono della riconciliazione ricevuto dal Signore il giorno di Pasqua.
Insomma, senza lo Spirito, l’uomo diventa paurosamente poco umano; assolutamente impotente a ricuperare la sua immagine divina.
E allora: ecco lo Spirito… Il vento della Pentecoste si insinua ovunque, non conosce ostacoli, scompiglia, solleva, trascina, sradica, spazza via. È il suo mestiere. Ma… consentiamogli di farlo fino in fondo.
Basta uno spiraglio aperto e quel “vento” entrerà per rinnovare ogni realtà, oltre le nostre speranze.

“Vieni Spirito di Dio, Tu che sei vento impetuoso, ma anche brezza leggera, vinci le mie paure e fragilità.”

Buona Pentecoste!