Giovanni 16,5-11 .
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
«Ora vado da colui che mi ha mandato e nessuno di voi mi domanda: “Dove vai?”. Anzi, perché vi ho detto questo, la tristezza ha riempito il vostro cuore.
Ma io vi dico la verità: è bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Paràclito; se invece me ne vado, lo manderò a voi.
E quando sarà venuto, dimostrerà la colpa del mondo riguardo al peccato, alla giustizia e al giudizio. Riguardo al peccato, perché non credono in me; riguardo alla giustizia, perché vado al Padre e non mi vedrete più; riguardo al giudizio, perché il principe di questo mondo è già condannato».

Il Vangelo di oggi ci aiuta a capire il mistero della festa che vivremo domenica prossima. Infatti la festa dell’Ascensione è la celebrazione di una partenza e di un vuoto che Gesù lascia. Ed è egli stesso a dirci che solo attraverso l’esperienza dell’assenza può venire a noi il Consolatore.
Se c’è una cosa che ci spaventa è proprio l’assenza di chi amiamo, l’eclissi di ciò che per noi conta, la scomparsa dell’orizzonte di senso che ci guida. E cosa mai di buono può venire fuori da un’esperienza così? Per averne una vaga idea dobbiamo pensare a un bambino piccolo che tenta di camminare da solo. Inizialmente si sente forte delle mani della mamma o di quelle del papà, ma a un certo punto, per poter sprigionare il potenziale che è sepolto in lui, cioè la sua capacità di camminare, il padre e la madre lo lasciano, creano assenza, tolgono le mani.
Di primo acchito sembra un trauma, ma poi, tra una caduta e un tentativo, quel lasciarlo lo rende capace di camminare. La stessa cosa fa Cristo con ciascuno di noi: se inizialmente ci sembra che egli sia presente anche attraverso un “sentire”, è necessario poi passare attraverso un’assenza, una sua mancanza, per far sì che arrivi in noi ciò che può tirare fuori il nostro potenziale nascosto.
Ecco perché se non passassimo attraverso il mistero dell’Ascensione non potremmo nemmeno arrivare all’esperienza della Pentecoste.
Signore, di fronte alla tua apparente assenza, aiutami a non scivolare nello sconcerto e nell’amarezza.”
Buona giornata!